Quello che serve ai cittadini è una catena di servizi efficienti che vanno dalla prevenzione fino alla cura ospedaliera. Le vicende recenti hanno dato evidenza drammatica alla necessità di un servizio diffuso
Quello che serve ai cittadini è una catena di servizi efficienti che vanno dalla prevenzione fino
alla cura ospedaliera. Le vicende recenti hanno dato evidenza drammatica alla necessità di un
servizio diffuso sul territorio a fianco delle grandi strutture sanitarie regionali.
Quello che Stato, Regione e Comuni potranno offrire ai cittadini dipende dalla ricchezza
dedicata al servizio e ancor di più dal miglior uso che sapranno fare di quella ricchezza.
Sappiamo che le risorse hanno dei limiti e che la spesa sanitaria è dominante sul bilancio
regionale. Ma sul modo di investire quelle risorse siamo ben certi che si possa fare molto meglio
nella direzione di offrire servizi sanitari ed assistenza al territorio.
Ricordiamo solo un esempio ben conosciuto dei cairesi: con quale criterio, con quale
programma sono state costruite le due nuove sale operatorie, usate pochissimo e presto lasciate in
abbandono nel declino generale della struttura?
Sappiamo anche che il servizio di assistenza e cura ai cittadini, a partire dai meno fortunati,
deve rispettare dei livelli minimi non rinunciabili, anche a costo di rivedere programmi già definiti e
ripartizioni dei finanziamenti.
SANITà E ASSISTENZA

NOI CREDIAMO CHE
- Il servizio di primo intervento sia essenziale e debba essere strutturato con personale in pianta stabile idoneo per numero e professionalità a garantire piena funzionalità su 24 ore e 365 giorni all’anno. E con dotazione di due automedicali. Il livello di complessità cui possa operare deve essere definito nel quadro generale provinciale anche sulla base di valutazioni operative e dell’esperienza.
Nessun dubbio sulla natura pubblica di questo servizio. - Il progetto regionale per trasformare la struttura attuale in una “casa di comunità” e “reparto di comunità” deve essere rimesso in discussione radicalmente (anche facendo squadra con Albenga). Perché non risponde alle necessità del territorio e non prevede l’impiego più funzionale delle strutture edili e delle attrezzature esistenti. Che, a parte la palazzina originaria di cui si deve prevedere la sostituzione, sono relativamente recenti e in buona efficienza e conservazione. Ed oggi gravemente sotto utilizzate. Seguendo questa linea i consiglieri comunali Giorgia Ferrari, Matteo Pennino e Silvano Nervi, insieme a Giuliano Fasolato, presidente del Comitato sanitario locale della Val Bormida, hanno presentato ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, per chiedere l’annullamento della delibera della giunta regionale che declassa il nostro ospedale in un reparto di comunità. Con il ricorso chiediamo che venga riattivato il Pronto Soccorso, come previsto dal Piano Sanitario Regionale che prevede che l’ospedale di Cairo sia il “riferimento per il distretto delle Bormide (ospedale di area disagiata) con dotazione di Pronto soccorso”
- Occorre dotare nuovamente il nostro ospedale di un reparto di medicina e di un reparto di riabilitazione; prima della chiusura dovuta al Covid-19 offrivano un servizio indispensabile ai pazienti, soprattutto ai più anziani, che ora sono costretti a faticose trasferte all’ospedale di Savona o di Pietra Ligure. E’ necessario riattivare la Day Surgery, in modo da dare una risposta agli interventi di bassa complessità e smaltire le lunghe liste di attesa che spesso costringono i pazienti (quelli che ne hanno la possibilità economica) ad affrontare i costi per interventi eseguiti in regime privato.
- Si parla di un finanziamento di 10 M€. Noi crediamo che l’investimento in edilizia ed attrezzature sarà vano se non inquadrato in un progetto durevole di pubblico servizio, di cui devono essere chiaramente definite le competenze, i campi di intervento ed il coordinamento
funzionale con le strutture ai livelli di Provincia e Regione. Non siamo inclini a promesse di sapore elettorale, effimere perché prive di ogni rapporto con la realtà valbormidese.
Non siamo inclini a promesse di sapore elettorale, effimere perché prive di ogni rapporto con la realtà valbormidese.
Siamo determinati ad un confronto con gli enti regionali per definire il livello e la qualità delle funzioni sanitarie garantite al nostro territorio.